giovedì 23 febbraio 2012

#citizen journalism: in America già conta

Appello ai citizen journalist in India

Non sono un fan del movimentismo, ma è fondamentale chiedersi quale sarà il ruolo del “citizen journalism” nei prossimi anni. Diventerà qualcosa di sempre più “pesante”? Conterà sempre di più? Io credo di sì. A occhio e croce, protagonista sarà soprattutto quello "militante". Oggi le “telecamere” (chiamiamole così per comodità) stanno spesso letteralmente in prima linea in uno scontro di piazza.
A New York è stato presentato #whilewewatch, un documentario di Kevin Breslin sull’uso dei media da parte del “movimento” di Occupy Wall Street (una specie di No-Tav al cubo, con le sue semplificazioni e i suoi rischi di violenza, ma che comunque, piaccia o no, è in crescita). Per raccontare quel movimento il “citizen journalism” ha usato i social media e il live-streaming in forme e con un’intensità mai viste prima, qualcosa che cambia sostanzialmente, come dire, le dinamiche dello scontro politico-sociale. (Faccio un po’ di fatica ad usare questo vocabolario sessantottino ma tant’è).

Ricordiamoci che è qualcosa che anche da noi ha sbocchi diretti sui media tradizionali, come dimostra l’uso che ne stanno facendo i talk politici.
In ogni caso, se tutto ciò che accade in piazza viene passato subito sui media, magari addirittura in diretta -basta uno smartphone- è evidente che cambiano molte cose. E nascono anche nuovi interrogativi per il citizen journalism. Bisogna essere trasparenti o tendenziosi? Come ha detto Quinn Norton di Wired “nel suo sforzo di creare uno spazio dove tutti possano avere una voce, spesso quello che ottieni è che quelli già abituati ad avere una voce alzino ulteriormente la voce”.

Manifestazione di OWS
In un incontro con il regista di #whilewewatch, Tim Pool di Timcast ha raccontato che durante la manifestazione di New York del 15 ottobre scorso un gruppo di manifestanti di Occupy Wall Street ha attaccato i veicoli della polizia sgonfiando loro tutte le ruote. Pool li ha ripresi e non si è autocensurato, anche a costo di dar fastidio al “movimento”. Ma è stato molto criticato per questo. Tim Pool fa live coverage nelle situazioni più calde: riprende le cose mentre succedono e le manda in onda in diretta, alimentando spesso Reuters, MSNBC e Al Jazeera English. E’ qualcosa che secondo me vedremo presto anche da noi. In fondo basta qualche iPhone e una buona connessione internet. Per cui porsi qualche interrogativo non fa male.

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